Negli ultimi anni mi è capitato spesso che giovani laureati mi abbiano chiesto di aiutarli a scrivere il proprio curriculum vitae oppure di aiutarli a prepararsi per un colloquio di lavoro. La mia prima domanda, ancor prima di passare alle competenze tecniche, è sempre stata: “Quali sono i tuoi punti di forza? Quali sono le tue abilità che puoi mettere sul tavolo al di là della laurea?”.
Oltre a coloro che rispondevano che sapevano suonare la chitarra o cantare, gli altri in genere mostravano un grande senso di disorientamento. E’ stato davvero stimolante e stupefacente scoprire e dare un nome ai loro tanti tesori nascosti, cioè quelle abilità spontanee che neppure notavano. Tutti avevano varie capacità innate alle quali non davano alcun valore, ad esempio una ragazza raccontò di saper allevare pappagallini, un altro ragazzo mi palesò che, senza alcun insegnamento, era in grado di assemblare computer, un’altra giovane invece era in grado di individuare attività stimolanti per gli amici. Questi sono talenti, cioè abilità innate che riusciamo a svolgere senza fatica, senza stress, in maniera talmente istintiva che non si accorgiamo neppure di farle. Questi sono veri e propri assi nella manica!
E’ abbastanza frequente che le persone non conoscano le proprie capacità. Certe attitudini sono talmente naturali o innate che gli individui non riescono a distinguerle come caratteristiche peculiari proprie. Bisogna invece ricordare che i talenti sono quegli aspetti che contribuiscono a renderci unici, a distinguerci dagli altri, a darci quel piccolo vantaggio in più che ci porta in pole position.
Dunque, prima di presentarsi ad un colloquio di lavoro e ancora prima di scrivere un cv è indispensabile una seria riflessione su ciò che naturalmente si possiede e poterlo presentare al meglio arricchendo così il proprio profilo di studio e trarne un beneficio per sé stessi e per il mondo circostante. Queste abilità, seppur apparentemente slegate dal titolo di studio, offrono al datore di lavoro indizi utili per comprendere la ricchezza e la versatilità della persona in esame.
Tutti noi spendiamo ore ed ore per acquisire competenze e raggiungere un’alta professionalità in ambiti che non sono a noi connaturati e per essi impieghiamo tempo, sforzo e fatica. Immaginate se tutto quel sacrificio, quell’enorme lavoro, quelle ore dedicate allo studio fossero impiegate per far crescere quelle nostre abilità che ci sono naturali, pensate al livello di bravura, competenza e soprattutto al grado di professionalità che potremmo raggiungere. Sentireste in questo caso di avere un asso nella manica?
Mt 25,25-27 “Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra: ecco ciò che è tuo». Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro (…) Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.”
Il punto di partenza è dunque, senza ombra di dubbio, cominciare a riconoscere le proprie capacità, le proprie ricchezze, senza sottovalutarle o trascurarle.
Uno degli argomenti cardine della Scienza del Sé riguarda proprio i talenti e ci dice che per riconoscerli bisogna innanzitutto volerli ricercare poiché non possiamo trovare ciò che non cerchiamo. Bisogna quindi dedicare tempo all’osservazione ed avere pazienza perché spesso non si arriva ad un risultato immediato. Ci sono varie vie da percorrere per arrivare alla scoperta in questione.
Rivolgiamo dapprima uno sguardo al periodo in cui tali qualità erano libere di esprimersi senza condizionamenti né sottrazioni: l’infanzia. E’ importante ricordare e porre attenzione a ciò che ci piaceva fare, alle attività che venivano svolte senza difficoltà, per le quali avevamo una particolare predilezione. E’ utile al riguardo domandare ai famigliari per ricordare insieme le predisposizioni di qualunque genere (manuali, intellettuali, sportive, artistiche ed anche relazionali) che caratterizzavano il bambino. E’ importante rammentare le azioni svolte e cercare di riappropriarsi degli stati d’animo con cui tali occupazioni venivano svolte.
Un altro percorso per individuare le proprie peculiarità è riflettere su cosa generalmente veniamo interpellati da parenti, amici e colleghi, cioè quali sono le richieste che ci pongono più frequentemente. Un modo molto efficace per avere una visione esterna al nostro pensiero è quindi il confronto con coloro che ci conoscono bene per capire quali aspetti vedono in noi come qualità speciali. Normalmente da questo dialogo emergono particolari che non avremmo mai considerato ma dopo riflessione riscontriamo che essi erano già presenti fin da bambini.
Infine, il percorso principe per riuscire a definire i nostri assi nella manica è riflettere su quali sono le attività manuali, intellettuali, sportive, artistiche e relazionali che ci fanno sentire nel flow, cioè occupazioni per le quali non avvertiamo la fatica nello svolgerle e che ci coinvolgono talmente tanto da perdere il senso dello spazio e del tempo e che ci procurano un’intensa soddisfazione. In altre parole, queste attività sono l’opposto di quelle stressanti!
La Bibbia riserva un’intera parabola ai talenti; il Vangelo in particolare cita l’importanza di sviluppare le proprie abilità, soprattutto ci dice che alimentare i propri talenti è un compito imprescindibile per tutti, è il nostro miglior impegno e contributo alla crescita dell’umanità. Non possiamo esimerci da metterle a disposizione di tutti né possiamo permetterci di trascurarle, sia che siano grandi o piccole abilità.
A voi millennials sia sempre presente che i talenti non si giudicano, i talenti si alimentano!